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Restauro "conservativo" del Teatro San Carlo?

Dopo il secondo intervento restaurativo in pochi anni, il primo dei quali fu accompagnato da molte polemiche per la pavimentazione, sta per riaprire il Teatro San Carlo, il primo teatro d'opera, voluto nel 1737 da Carlo di Borbone. La consegna dei lavori, infatti, è prevista per il mese prossimo, Marzo 2023. La notizia è certamente buona per i tanti, napoletani e non, amanti del teatro e della bellezza del San Carlo. Sembra tuttavia che si voglia dare l'ennesimo schiaffo alla storia del Regno delle Due Sicilie e alla memoria dei meridionali. Nel corso dei lavori sono infatti emersi i gigli e l'azzurro, emblemi della dinastia dei Borbone delle Due Sicilie, evidentemente coperti nel corso dei secoli.


Si è sempre visto il Palco Reale adorno dei colori rosso e oro. Rivedono finalmente la luce, insieme ad essi, anche il borbonico ceruleo, una tonalità di azzurro, e l'argento. Ma per quanto? La scoperta infatti, invece di entusiasmare il centinaio di restauratori all'opera in questi mesi, sembra stia rappresentando uno scomodo problema. Emblematica la dichiarazione rilasciata dall'architetto Almerida Padricelli, direttrice dei lavori: "probabilmente ne lasceremo visibile una porzione", come se la storia potesse essere semplicemente, è il caso di dirlo, coperta. L'affermazione, che tuona quasi come una concessione, è suffragata da una motivazione che all'apparenza potrebbe apparire anche nobile: "vorremmo che si leggesse la storia del teatro". Ma la domanda che ci poniamo è: quale storia? Se si sceglie di nascondere l'originale, salvaguardando le stratificazioni, è come se si scegliesse di narrare un artificio postumo a scapito della verità.

I lavori di riqualificazione avrebbero dovuto interessare solo marginalmente il Teatro San Carlo. Oltre all'adeguamento degli impianti e all'ammodernamento delle apparecchiature sceniche, era previsto di provve

dere al restauro del soffitto e della tela del Cammararo, che presenta parti distaccate dal supporto ed evidenti segni dovuti alla umidità. Al momento di recuperare lo stemma dell'arco, tuttavia, ecco emergere i gigli dello stemma dei Borbone delle Due Sicilie, e la comparsa del problema della loro gestione. La presenza dell'emblema, a detta della direttrice dei lavori, era segnata nella documentazione. Appare allora veramente strano ciò che avrebbe affermato la stessa direttrice dei lavori: "non sappiamo però se il disegno è tutto integro e quindi saranno ricoperti". Sarebbe questo lo spirito conservativo che sta animando i lavori di riqualificazione del San Carlo? Il Movimento Neoborbonico, guidato da Gennaro De Crescenzo, ha già interpellato il soprintendente del Teatro, Stéphane Lissner, e sul profilo Facebook invoca: "lasciare in mostra quei gigli come atto di gratitudine per chi quel teatro lo volle e ce lo ha lasciato e come testimonianza di una memoria ingiustamente cancellata e ritrovata".

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