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"Cavalli russi" a Napoli

Conosciuti da molti napoletani con il simpatico epiteto di "cavalli russi", le bellissime statue dei palafrenieri sono effettivamente testimoni di una solida alleanza tra due nazioni potentissime nel XIX secolo: il Regno delle Due Sicilie e la Russia. Si tratta infatti di un dono che Nicola I, lo zar di tutte le Russie, fece al re Ferdinando II di Borbone. Non fu un atto di mera cortesia istituzionale o di amicizia personale, per quanto entrambi i sovrani godessero della reciproca stima: i rapporti tra i due Regni erano strettissimi dal punto di vista economico e commerciale, così come da quello politico e culturale. E' nota, ad esempio, l'ammirazione che i sovrani russi ebbero per la grande fabbrica di Pietrarsa, tanto da replicarne il modello produttivo anche nel lontano paese asiatico.


Le statue dei palafrenieri furono fuse ad opera del barone Peter Jakob von Jurgensburg su copia di quelli collocati a San Pietroburgo: quattro gemelli, due a Regno, ad indicare - scusate il giro di parole - il gemellaggio, un ideale ponte tra Occidente e Oriente. Mai come in questo momento storico, caratterizzato dalla guerra in Ucraina, essi rappresentano un faro di speranza.

La vicenda trova la propria origine nel dicembre 1844, quando la regina Aleksandra Fedorova soggiornò proprio nel Meridione d'Italia per lenire i propri disturbi al petto, approfittando del mite clima napoletano. Le cure si rivelarono efficaci e l'accoglienza tributata dalla corte borbonica fu di tale prestigio da indurre il marito, lo zar Nicola I, a raggiungerla nel Regno delle Due Sicilie. In segno di ringraziamento per Ferdinando II di Borbone, lo zar inviò le statue dei due palafrenieri posti oggi di fronte al Maschio Angioino. Il dono fu graditissimo: lo stesso sovrano accolse le due statue all'arrivo al porto di Napoli e decretò con i suoi architetti che i "Cavalli Russi" dovessero essere posti all'ingresso del cancello del Palazzo Reale, loro originaria collocazione.


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